scritto da Michela Artuzzi (@psicologa.michela.artuzzi)
All’interno dell’articolo del mese di settembre ho introdotto l’importanza del ruolo della scuola e del supporto del personale scolastico in presenza di Disturbi del Comportamento Alimentare; inoltre, ho stilato una breve lista, non esaustiva, dei segnali a cui prestare attenzione quando c’è un sospetto di un DCA in uno studente o una studentessa.
Come dicevo anche nel precedente articolo, la scuola rappresenta uno dei luoghi in cui bambini e adolescenti trascorrono la maggior parte del tempo ma, a volte, costituisce anche fonte di stress.
Lo sviluppo della psicopatologia
Secondo il modello diatesi-stress, lo sviluppo di un disturbo mentale è il risultato di una combinazione tra un fattore di influenza genetica e un evento o insieme di fattori stressanti che superando la soglia di adattamento bio-psico-sociale favorisce la comparsa del disturbo mentale (Zubin et al., 1992).
All’interno di questo modello vulnerabilità-stress colloca, nella sfera dei molteplici fattori stressanti, è possibile collocare la scuola, una separazione, un lutto e un trasferimento, ma non solo.
Tutto ciò che supera la cosiddetta soglia individuale di vulnerabilità e sopportazione può portare all’esordio di una psicopatologia; l’obiettivo della terapia risiede, quindi, nel fronteggiare tali avvenimenti e aiutare il soggetto a sviluppare delle buone abilità di coping oltre che la consapevolezza emotiva per migliorare la sua condizione.
Ma, come far fronte a pensieri negativi persistenti che riguardano alcuni avvenimenti della propria vita?
Ognuno di noi, sviluppa dei comportamenti che, per propria esperienza, ritiene più funzionali di altri per fronteggiare emozioni o sentimenti che ritiene invalidanti.
Dalla preistoria ad oggi..
Nella preistoria l’uomo, al tempo nomade, si spostava continuamente alla ricerca di provvigioni per sé e la famiglia; la caccia e la ricerca di vegetali era l’attività principale al fine di fronteggiare la fame e quindi di sopravvivere.
Già nel Neolitico, ma più diffuso con l’avvento della storia, l’uomo inizia a costruire dei villaggi che diventano poi città, per ricercare stabilità; così facendo da nomade diventa sedentario avendo, ogni giorno, un luogo in cui rincasare dopo la caccia e di cui erano principalmente le donne ad occuparsi.
Ad oggi, la ricerca del cibo non è molto diversa da quella osservata milioni di anni fa, se non che abbiamo una vasta varietà di pietanza a nostra disposizione tra gli scaffali dei supermercati e non spetta a noi personalmente raccogliere vegetali e cacciare gli animali per assicurarci un piatto caldo in tavola.
La vasta offerta di cibo a cui siamo esposti può essere, per alcuni, fonte di stress; infatti, il momento della spesa al supermercato può non essere pensato e “studiato” al fine di comprare effettivamente solo ciò di cui abbiamo bisogno, il che gioverebbe anche al nostro portafogli.
Spesso, infatti, ci si ritrova ad aver acquistato molto di più del necessario ritrovandosi ad aver fatto scelte che possono ripercuotersi sulla nostra salute psico-fisica.
Ai giorni nostri il cibo ha assunto molteplici ruoli, tra cui quello di essere un “calmante” delle nostre emozioni; quando si presentano momenti di sconforto si osserva la tendenza a ricercare determinati alimenti, allo stesso modo facciamo quando siamo felici usando il cibo come premio, come se ci meritassimo di mangiare un dato alimento perché quella trascorsa è stata, tutto sommato, una buona giornata.
Ma cosa accade se questo meccanismo si instaura quotidianamente?
La fame emotiva
Si definisce fame emotiva la ricerca di cibo per assecondare o placare emozioni interne e quindi come risposta a stati emotivi che, in un dato momento, sono per noi invalidanti; solitamente, la ricerca è circoscritta a specifici alimenti, da molti definiti “coccola”, proprio perché vengono associati ad eventi specifici (anche ricordi del passato) o perché il loro sapore, odore o il suono della confezione quando viene scartata trasmettono una sensazione di pace e tranquillità aumentando così la loro ricerca e quindi il loro consumo; questo può verificarsi anche quando la sensazione di fame è assente.
Infatti, una delle conseguenze associate alla fame emotiva, se protratta nel tempo, è quella di non permetterci più di percepire la differenza tra la sensazione di fame e quella di sazietà.
Ma perché succede questo?
Le emozioni, di qualunque tipo esse siano e indipendentemente da quale evento siano esse scatenate, abitano il nostro mondo interno e sta a noi imparare a comprenderle e dare loro una voce; molto spesso, specialmente se si tratta di tristezza, rabbia o paura, vengono represse e si attua un tentativo di silenziarle perché, a volte, dolorose.
Questo meccanismo però, a lungo andare, può portare a far sì che tali emozioni, che per lungo tempo abbiamo tentato di non ascoltare, riemergano più forti e prepotenti di prima, destabilizzandoci e invalidando il fluire della nostra vita; la ricerca di cibo, in questi casi, non può essere considerata la soluzione proprio perché, rappresenta invece un ulteriore tentativo di sopprimere ciò che la nostra mente e il nostro corpo ci vogliono comunicare.
Risulta quindi molto importante stare in ascolto delle nostre emozioni, dare loro un nome, verbalizzarle, esprimerle nel modo più funzionale possibile per giungere alla loro comprensione totale; siamo noi a scegliere come vogliamo sentirci e attraverso l’ascolto del nostro mondo interno possiamo iniziare a farlo.
Non si tratta di un passaggio semplice, stare in ascolto richiede grande coraggio, perché non si può sapere cosa si cela dietro all’emozione stessa; dobbiamo essere pronti ad accogliere ciò che essa ci vuole comunicare e, se necessario, essere aperti a lavorare affinché essa venga compresa totalmente. Solo così, grazie ad un immenso e faticoso lavoro su di noi, saremo in grado, se dovesse ripresentarsi, di fronteggiarla nel modo più funzionale, per noi.
…Nei prossimi articoli affronteremo più nel dettaglio questi argomenti, se vuoi approfondire ancora vai al nostro blog dove trovarai gli articoli delle nostre esperte dell’alimentazione sana. Seguici su Instagram o sul nostro ricettario online per avere tante ricette sane e gustose.