La DIET CULTURE: “Non mangio la pizza perché fa ingrassare, meglio un’insalata”

La DIET CULTURE: “Non mangio la pizza perché fa ingrassare, meglio un’insalata”

scritto da Michela Artuzzi (@psicologa.michela.artuzzi)

Dal 2018, anno in cui è stata riconosciuta come ricorrenza nazionale, il 15 marzo è la data in cui si celebra la giornata di Informazione e Sensibilizzazione dei Disturbi del comportamento Alimentare che porta il simbolo del fiocchetto lilla; tale simbolo trova origine in America più di 30 anni fa e, da quel momento, rappresenta la lotta quotidiana contro questi disturbi. 

Come ho più volte sottolineato, la causa di insorgenza ed esordio dei Disturbi del Comportamento Alimentare non è unica ed è stato ampiamente studiato e riconosciuto il ruolo che la società riveste in ciò; in particolar modo, oggi, vorrei affrontare la tematica della diffusione di notizie e informazioni relative alla cultura della dieta che da decenni spopola, se così vogliamo dire, sui giornali, sulle riviste e sui canali social.

Ma che cosa si intende con il termine ormai diffuso di “diet culture”?

Cos'è la DIET CULTURE?

Il termine “cultura della dieta” viene utilizzato per definire l’insieme di credenze e falsi miti che sono stati costruiti attorno all’alimentazione, allo sport e al concetto di “dieta”; da tempo, molti professionisti sono in prima linea per difendere tale concetto da coloro che lo definiscono con i termini di “privazione”, “fare la fame”, “non mangiare dolci”, “mangiare molto poco” e molto altro. “Dieta” porta con sé un significato molto più elevato di come viene da molti definito; infatti, rimanda primariamente al concetto di equilibrio, in cui tutto è permesso e nulla è escluso.

“Non mangio la pizza perché fa ingrassare, meglio un’insalata”: quante volte ci è capitato di sentire affermazioni come questa?

La tendenza a categorizzare i cibi in buoni e cattivi necessita di essere superata comprendendo che non è il singolo alimento ad avere effetti “buoni o cattivi” sul corpo ma l’uso che se ne fa ovvero la quantità con cui, un dato alimento, viene usato.

Questa modalità così esclusiva di definire il cibo ha creato molti allarmismi tanto che, la paura di ingrassare ha portato ad eliminare certe categorie di cibi come, ad esempio i carboidrati con la “promessa fasulla” di perdere peso; in realtà, molti professionisti del settore e le numerose ricerche a riguardo sostengono fortemente che essi siano fondamentali per una corretta alimentazione. Se questo comportamento (o simili) viene perpetuato nel tempo causa conseguenze come una forte perdita di peso fino a raggiungere, come nei casi di DCA, una condizione di sottopeso grave che porta a carenze nutrizionali e alterazioni funzionali. Tutti gli alimenti pertanto necessitano di essere inseriti all’interno di uno stile di vita sano perché “non si ingrassa con una pizza e non si dimagrisce con un’insalata”; l’ansia nell’affrontare alcuni alimenti come olio, dolci (e altro) che vengono erroneamente definiti “non sani” può sfociare in un’ansia generalizzata verso una grande quantità di alimenti fino a condurre il soggetto ad ingerire solo quei pochi cibi che lo fanno sentire “sicuro” perché non intaccati da etichette sociali e “falsi miti”. 

“Mi concedo di mangiare questo tanto poi vado ad allenarmi”: ecco un’altra falsa credenza da cui siamo costantemente circondati.

Questo falso mito è proprio legato al pensiero che “puoi concederti qualche alimento in particolare se dopo vai ad allenarti per compensare”.

Il cibo però non è qualcosa che ci si deve meritare, è fonte di vita e non ci possono essere compromessi; il senso di colpa che affligge molte persone, e tipico di chi soffre di DCA, è una delle conseguenze di cui abbiamo discusso in precedenza. Gli esperti nel settore smentiscono questa affermazione sostenendo, al contrario, l’importanza di nutrirsi di alimenti di cui si ha voglia in un determinato momento, ascoltando i segnali di fame-sazietà inviati dal corpo e sottolineano l’importanza del recupero in un percorso di attività fisica; il corpo, infatti, necessita di riposo per poter dare il massimo in termini di performace, non solo sportiva ma nelle quotidiane attività. Un corpo sotto stress e spinto al limite non solo fatica a reggere tali ritmi a lungo ma porta a delle ripercussioni anche a livello mentale; una testa stanca fatica a rimanere concentrata e a svolgere normali attività quotidiane se estremamente affaticata. Mente e corpo lavorano in sinergia, non possono e non devono essere considerate come due entità separate.

“Ma quanto sei grass*”, “Dovresti dimagrire un po’”, “Ma mangi?”: i commenti sul corpo altrui sono ormai legittimati ma, oltre che essere fuori luogo, minano la sfera dell’autostima, dell’autoefficacia e del valore di sé.

Sfatiamo quindi il pensiero che “vali solo se il tuo corpo è in forma e rispecchia i canoni estetici imposti dalla società”; i social media sono il principale canale attraverso cui vengono veicolati messaggi fuorvianti legati al corpo e all’apparire. È molto più probabile osservare pubblicità, film o serie tv in cui i personaggi rispondono a specifici canoni estetici di magrezza e tonicità facendo passare, in modo non poi tanto velato, il messaggio che sia necessario apparire in quel modo per poter essere accettati e apprezzati. Non esiste però un corpo ideale o un ideale di bellezza, ma esiste un corpo che, in salute, fa sentire bene e a proprio agio chi lo abita; tali commenti ormai sono all’ordine del giorno, come se ci si sentisse legittimati a dire la propria su ciò che, nella realtà dei fatti, non ci riguarda minimamente: il corpo altrui.

Come possiamo essere quindi fautori del nostro cambiamento rispetto a ciò?

La responsabilità della diffusione di queste e molte altre credenze è di ognuno di noi, è di chi le pensa ma anche di chi le tramanda come verità assolute.

Molti professionisti si stanno attivando per cercare di sfatare questi miti, molti dei quali si stanno rivelando più ostici da sradicare ma la buona informazione, sono certa, prima o poi avrà la meglio.

Ciascuno di noi può contribuire, nel suo piccolo, a far crollare queste credenze: come?

Informandosi in prima persona, reagendo alle affermazioni di chi dice “fare la dieta è fare la fame”, dimostrando con i fatti che non è così, mettendo parola laddove ce ne sia una vera necessità e non per screditare un corpo che “non è bello perché non è..”.

A livello psicologico la diffusione di tali miti ha portato una forte paura nei confronti dell’alimentazione tanto da sfociare, in alcuni soggetti, in veri e propri disturbi; tra i fattori di esordio dei DCA possiamo sicuramente trovare anche una mala informazione che porta poi alla nascita di pensieri intrusivi e pervasivi su tali aspetti fino a diventare “verità assolute” difficili da sradicare dalla mente di chi ne soffre.

 

…Nei prossimi articoli affronteremo più nel dettaglio questi argomenti, se vuoi approfondire ancora vai al nostro blog dove trovarai gli articoli delle nostre esperte dell’alimentazione sana.

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